09.02.2017 - Buongiorno Irpinia
Buongiorno Irpinia. Nel Pd è cominciata la stagione dei lunghi coltelli, che coincide con il periodo utile per il nuovo tesseramento. La questione è nota. Tra i riferimenti di vertice del partito irpino c’è chi non voleva nuove iscrizioni senza limiti, per meglio gestire a proprio vantaggio l’esistente; e chi si è battuto per un Pd aperto a tutti, con l’obiettivo (quello dichiarato, almeno) di favorire il rinnovamento. Roma sembra aver deciso per la seconda opzione. L’aspetto positivo è che viene esaltata la libertà di partecipazione. Quello negativo è il rischio del mercato dei “pacchetti” di tessere, che perpetuerebbe il modello di partito padronale.
Nel clima già poco sereno che vive Pd, sta facendo discutere e rischia di esplodere il caso-Iannace. Il chirurgo eletto al Consiglio regionale con una valanga di voti (oltre 8.300) vuole la tessera per sé e – si immagina – per un numero imprecisato ma potenzialmente molto alto di sostenitori. La sua presenza è ritenuta ingombrante e “pericolosa” dagli attuali capi e capetti del partito, soprattutto in vista dei diversi equilibri interni che il nuovo tesseramento potrebbe determinare. Perciò, seppure senza dichiarazioni ufficiali, c’è chi vorrebbe tenerlo a debita distanza dal Pd. E per farlo, agita la questione morale della pesante condanna subita dal chirurgo in primo grado per le note vicende ospedaliere.
Ora, diciamolo con estrema franchezza, un Pd che in nome del codice etico nega la tessera a chi gli ha fatto vincere le elezioni regionali e si mantiene, invece, tutti gli immorali e amorali che lo hanno ridotto alla crisi di identità in cui si dimena e rischia di annegare, appare meno credibile di quanto già non sia. Anche perché, allo stato dei fatti, in attesa dell’applicazione della Severino, se mai sarà applicata, Iannace ricopre ancora la carica di consigliere regionale. Se può stare in Regione, è difficile spiegare a quanti l’hanno votato (ripetiamo: facendo vincere il Pd) perché non potrebbe frequentare il partito.
Dice bene Iannace, dunque, quando sostiene che nessuno, nel Pd, può fargli la lezioncina morale, che poi, sotto sotto, altro non è che il tentativo maldestro di non avere problemi di numeri al congresso. Sbaglia di grosso il chirurgo più benvoluto e più votato dalle donne irpine, invece, quando minaccia di creare un suo movimento politico se gli venisse negata la tessera, agitando a sua volta una bandiera vittimistica che, oggettivamente, imbraccia con disagio. Al di là dell’ipocrisia palese di tanti signori del Pd sul suo caso, infatti, la verità giudiziaria – almeno nel primo grado – è che egli è stato condannato a sei anni (truffa e falso) per interventi di chirurgia estetica su parecchie donne fatti passare per interventi di chirurgia oncologica: certificazione falsa di tumori, insomma, per fare sodi e belli – scusate il bisticcio - i seni sani a spese della collettività.
Anche alla luce di ciò, sarebbe decisamente di pessimo gusto l’eventuale decisione di Carlo Iannace di fondare un suo soggetto politico: per coerenza con la verità giudiziaria, infatti, sarebbe costretto a chiamarlo “Partito della Zizza”, oppure – scelga lui – della “Zizzinella”.