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Buongiorno

02.11.2017 - Buongiorno Irpinia

Caro Governatore, l’atto aziendale dell’Asl irpina merita più attenzione

Buongiormo, Irpinia.
Il mio ex allievo Marco Staglianò, direttore di Orticalab con cui collaboro, ed io siamo d’accordo praticamente su tutto – parlo delle vicende politiche della nostra provincia e della nostra regione – fuorché sul Governatore Vincenzo De Luca. Lui a dire che fa molte chiacchiere e pochi fatti. Io a sostenere, argomentando, che, sì, parla molto, ma sta facendo altrettanto per tentare di cambiare in meglio la Campania. Che è un’impresa assai ardua – diciamocelo francamente – per le condizioni in cui la regione è stata ridotta sia dai governi di centrosinistra, quasi tutti, sia dal governo di centrodestra guidato da Caldoro.

Ho fatto questa premessa per dire che se ho un pregiudizio nei confronti di De Luca si tratta, tutt’al più, di un pregiudizio positivo.

Più di altri, allora, sono autorizzato a cogliere criticamente alcune sue contraddizioni, in materia sanitaria, sull’atto aziendale dell’Asl di Avellino che egli difende e per il quale ancora ieri l’altro, a Mercogliano, ha ritenuto di dover strigliare i sindaci di Solofra e di Sant’Angelo dei Lombardi che hanno minacciato di impugnare il provvedimento davanti al Tar.

Per quanto riguarda l’ospedale “Landolfi” di Solofra, la contraddizione del Governatore è addirittura macroscopica. L’atto aziendale di fatto penalizza quel nosocomio. Se ne sta parlando da mesi, superfluo tornare nel merito. La contraddizione è tra ciò che De Luca pensa per la politica ospedaliera e ciò che egli fa: nel caso di Solofra, è più corretto dire ciò che egli non fa.

Mi spiego. De Luca pensa bene, e dice anche meglio, quando afferma che nessuno può pretendere di avere l’ospedale sotto casa, ovvero nel proprio comune. Ed ha perfettamente ragione. Aggiunge, e qui ha un miliardo di ragioni in più, che la scelta prioritaria è la qualità del servizio: “Con un collegamento in 20 minuti con l’ospedale di riferimento da qualsiasi punto della regione – dice testualmente – diamo risposte certe di qualità”.

Ma se è così che stanno le cose, e invero non si può non sottoscrivere ciò che il Governatore pensa e dice, la domanda è: perché non si accorpa il “Landolfi” al “Moscati” dal momento che Solofra dista dalla Città Ospedaliera, non venti ma soltanto 10 minuti? Il versante avellinese della valle dell’Irno avrebbe come struttura di riferimento un grande ospedale, si migliorerebbe di moltissimo la qualità del servizio, non si avrebbero problemi di carenza di personale, tutt’altro, e si risparmierebbero milioni di euro di costi di gestione utilizzabili per nuovi investimenti al “Moscati”. Il “Landolfi”, a sua volta, potrebbe diventare polo specialistico di qualcosa, utilmente polo oncologico a servizio dell’Irpinia e dell’intera provincia di Salerno che pure ne è sfornita.

Ma non si può fare. E non si può nemmeno parlarne perché si perderebbero consensi elettorali. Ed è qui, su questo terreno, a Solofra come in altri centri della Campania, che la rivoluzione promessa da De Luca può perdere colpi. Dunque, non si può fare? Prendiamone atto. Ma allora, giacché il “Landolfi” deve restare così com’è, non lo si penalizzi tagliando servizi essenziali come il direttore generale ha fatto senza tener conto delle ragionate istanze che le furono presentate. Il problema, insomma, è che l’Asl ha agito senza pensare, la qual cosa non sorprende affatto. Sorprende, piuttosto, l’avallo del Governatore, che notoriamente pensa prima di fare.

Sul caso “Criscuoli” di Sant’Angelo dei Lombardi sono sufficienti poche righe, dopo aver ricordato, per stare ai ragionevoli parametri di De Luca, che quella zona dell’Alta Irpinia dista dal “Moscati” Avellino e dal “Frangipane” di Ariano non 20 ma 40 minuti. Qui il direttore generale dell’Asl ha semplicemente deciso di distruggere la Chirurgia, riducendola ad Unità operativa semplice. In compenso ha previsto nell’atto aziendale, per il territorio di competenza, Unità operative complesse relative al settore amministrativo: scelte che generalmente rispondono a logiche clientelari e dunque non riferibili alla qualità del servizio.

Ecco, caro Governatore, sono queste le cose della sua Rivoluzione che personalmente mi sforzo di comprendere senza riuscirci. E dal momento che a differenza dei lacchè che rappresentano l’Irpinia in Regione non devo dirle “Signorsì” a prescindere, la domanda è: non ritiene che certi paradossi vadano ragionevolmente risolti senza perdere tempo e danaro con la giustizia amministrativa?