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Buongiorno

03.11.2017 - Buongiorno Irpinia

Caro Monsignor Aiello, per i giovani irpini serve la Rivolta non la Santità

Buongiorno, Irpinia.
Che il nuovo vescovo di Avellino, Arturo Aiello, abbia una notevole capacità comunicativa lo si era capito già all’atto del suo insediamento. E chiaro era subito apparso anche l’obiettivo di riportare la Chiesa tra la gente attraverso messaggi forti: la realtà irpina caratterizzata da un indice di disoccupazione giovanile tra i più alti d’Italia, la dignità del lavoro troppo spesso umiliata e offesa, le imperdonabili distrazioni della politica.

Ieri l’altro, nella chiesa di Atripalda, ha ripreso il filo del suo ragionamento incitando i giovani a “costruire cose buone”. E lo ha fatto fornendo una metafora della Santità decisamente aderente all’attuale realtà del nostro vivere civile. I santi di oggi – ha detto in sostanza Monsignor Aiello – sono quelli che camminano e soffrono, cadono, si rialzano e vanno avanti. Sono quelli testardi e combattenti, che nonostante vengano continuamente feriti si rialzano e tornano a combattere.

È una metafora suggestiva che incita alla speranza. E già per questo contiene un messaggio positivo, che vale la pena, e tanto più, condividere, sostenere, rilanciare.

Epperò, caro Monsignor Aiello, com’è difficile – in una provincia politicamente feudale come l’Irpinia – camminare, cadere, rialzarsi e ricominciare a combattere. È impresa ardua, ai limiti del possibile, soprattutto per i giovani. E questo spiega perché l’Irpinia si spopola sempre più e rischia di diventare – da qui a pochi anni – una terra per soli vecchi.

È impresa ardua, una missione quasi impossibile, caro Monsignore, perché i nostri giovani che camminano e cadono vengono schiacciati prima ancora che tentino di rialzarsi. Schiacciati dal concorso pubblico truccato, dall’arroganza dei padrini politici, da un sistema clientelare che gli stessi cittadini irpini alimentano cedendo alla tentazione del proprio “particulare”.

Più che riporre la speranza in quella bella metafora della Santità, Monsignore, in questa provincia c’è bisogno di una massiccia rivolta morale e politica: soltanto abbattendo, per le vie democratiche, una classe dirigente egoista e priva di etica elementare, oltre che palesemente inadeguata, è possibile rialzarsi. Non più per tornare a camminare, ma per correre: tanto è il tempo che bisogna recuperare per poter restituire ai giovani almeno una parte del loro futuro rubato.