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Buongiorno

26.10.2018 - Buongiorno Irpinia

Caso Avellino: 5 Stelle, l’ultimo atto è un tantino patetico

Un commento doveroso, oggi, all’ultima puntata della telenovela avellinese sceneggiata dai 5 Stelle.

Dopo l’annuncio ufficiale della mozione di sfiducia al sindaco Ciampi, da parte di ben 20 consiglieri ancorché “sparpagliati” che peggio non si potrebbe, una qualche testa pentastellata avellinese ha partorito un’altra idea pazzesca. In sintesi, è la seguente: un governo cittadino di solidarietà puntando sul “fronte del dissesto”.

La proposta è esplicita in un passaggio della comunicazione di ieri di Ciampi: “...Siamo in grado di affrontare un piano di riequilibrio di 15 o 20 anni? Noi abbiamo le aliquote praticamente al massimo, la vendita di una parte del patrimonio immobiliare, anche in passato, non ha dato frutti.

La scelta (del dissesto, ndr) è imposta dai numeri. Domani (oggi per chi legge, ndr), al 99 per cento, informerò la conferenza dei capigruppo rispetto alla nostra scelta. L’eventuale delibera, soprattutto in caso di dissesto, va consegnata entro lunedì per permettere l’organizzazione dei lavori del Consiglio comunale”.

Insomma, dopo il governo monocolore “del cambiamento”, prima ipotesi 5 Stelle fallita per la mancanza di maggioranza consiliare decisa dalle urne, dopo il governo “di salute pubblica”, altra variante fallita perché al Sindaco è stata impedita dai suoi stessi referenti politici locali, ora compare il governo di “solidarietà”, il quale, a leggere in trasparenza la dichiarazione di Ciampi, dovrebbe nascere nella “sala parto” dei consiglieri comunali sostenitori del dissesto. Un nuovo disarmante annuncio d’aborto, in conclusione, che la dice tutta, ma proprio tutta, sul comportamento apolitico e confusionario – non di Ciampi, attenzione – ma di chi gli sta dietro.

Una cosa vera a metà il Sindaco, comunque, la dice. E cioè che la sfiducia punta a restaurare il vecchio potere cittadino. Vera solo a metà perché il resto, come ha ben spiegato Marco Staglianò su Orticalab, ce l’hanno messo i Cinque Stelle, pescando talvolta nell’ingenuità e nella buona fede (ed è il caso di Ciampi), il più delle volte in una concezione delle regole democratiche che denota, oltre all’evidente profilo d’incompetenza, una insospettabile dose di arroganza (ed è il caso di qualche suo riferimento politico avellinese).