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Buongiorno

25.05.2018 - Buongiorno Italia

Conte, Di Maio e Salvini: ma lasciamoli almeno partire!

E se poi, a dispetto delle gratuite ironie di questi giorni, Giuseppe Conte dovesse rivelarsi un ottimo Presidente del Consiglio? E se Di Maio e Salvini, ossia il Movimento 5 Stelle e la Lega, riuscissero effettivamente ad avviare il processo di cambiamento richiesto dagli italiani con il voto del 4 marzo?

È molto sospetto il coro di invettive e di pregiudizi intonato da larga parte dell’Informazione nazionale, dai leader dei partiti sconfitti o rimasti fuori dal governo e da non pochi rappresentanti dei cosiddetti poteri forti.

È come se tutti avessero sperato fino all’ultimo nel fallimento dell’intesa tra i due Movimenti premiati dagli italiani alle politiche e che insieme hanno la maggioranza per governare. Ci avevano di fatto sperato: ma per non tornare alle urne subito, circostanza di cui hanno – a ragione e scusate il termine – una fottutissima paura.

Ci avevano sperato perché l’opzione provvisoria sarebbe stato un bel governicchio “neutrale” che avrebbe comunque depotenziato la carica elettorale di M5S e Lega. E dal momento che in Italia – come si dice – non c’è niente di più definitivo del provvisorio, il governicchio neutrale sarebbe durato sufficientemente a lungo per far riorganizzare (forse) il Pd e i suoi fragilissimi alleati. E magari, chissà, avrebbe potuto consentire a Renzi di accordarsi con Berlusconi per il progetto “Macron” in salsa italiana.

Il futuro politico è pieno di incognite. E non certo perché hanno vinto i “populismi”. I quali populismi, detto per inciso, sono storicamente e politicamente l’esatto opposto delle malvagità che i “non populisti” cercano di rappresentare, un po’ per crassa ignoranza e parecchio in più per palese faziosità.

Il futuro non è facilmente scrutabile, come orizzonte politico, perché tutto il sistema è in crisi. Zygmunt Bauman lo aveva capito prima degli altri, ma gli altri – i politici intendo – non pare si siano applicati più di tanto per rivedere forme-partito e soprattutto sostanza delle risposte da offrire ai problemi della post-modernità.

In ogni caso, e intanto, bisognerebbe avere più rispetto per il voto degli italiani. D’altra parte, se hanno vinto M5S e Lega è perché, evidentemente, il Pd e gli altri – o, se volete, i leader del Pd e degli altri partiti – non hanno convinto. Peggio, hanno prima annoiato e poi irrecuperabilmente stancato.

Ora tocca a loro: a Di Maio, a Salvini, a Conte. O meglio, elenchiamoli nell’ordine istituzionale corretto: tocca a Conte e agli altri due dimostrare cosa sanno fare. Diamogli almeno il tempo di partire, però.

Ma se Matteo Renzi, continuando nel suo stile stucchevolmente canzonatorio, a Conte che promette di vestire i panni dell’avvocato difensore degli italiani replica che “il Pd si costituirà parte civile”, statene certi: si può già dire che questo governo partirà alla grande e che non farà rimpiangere niente, proprio niente, in Italia e all’estero, di quanto ci ha offerto il rottamatore pentito (pentito d’aver soltanto pensato di dover rottamare qualcosa) di Rignano sull’Arno.