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Buongiorno

14.05.2018 - Buongiorno Irpinia

E se Avellino torna a ribellarsi come il 4 marzo?

Elezioni amministrative di Avellino. Ha ragione il mio amico Marco Staglianò quando scrive che bisogna smetterla con questo stucchevole teorema del gregge. Certo, non credo possano esserci dubbi sul fatto che il genere ovino sia ancora un bel po’ diffuso nell’elettorato del capoluogo (invero, come in tutte le realtà del Mezzogiorno d’Italia.

Ma ciò non significa che il fischio del pastore abbia conservato l’efficacia persuasiva di sempre. Anche perché i pastori di oggi sono politicamente e culturalmente meno attrezzati di quelli di ieri. Prendete proprio il caso di Avellino: se per tentare di mettere insieme i cocci del centrosinistra, peraltro facendo più danni che benefici, si è dovuto resuscitare l’87enne Nicola Mancino e il 91enne Ciriaco De Mita, vuol dire che le attuali classi dirigenti politiche non sono in grado nemmeno di dirigere se stesse.

Ci sono pastori inadeguati, dunque. Ma c’è anche e soprattutto una diversa sensibilità politica degli elettori. E c’è stanchezza, tanta stanchezza di fronte allo spettacolo squallido e impudico di un sistema clientelare che sin qui ha fatto arricchire i suoi ideatori e beneficiare gli amici e gli amici degli amici: un’orgia di privilegi a danno del merito e a beffa della povertà.

Il 4 marzo è già accaduto qualcosa di molto importante anche in Irpinia. E la città capoluogo, sorprendentemente, ha dato al Movimento 5 Stelle un consenso in perfetta sintonia con i comuni più popolosi del Mezzogiorno d’Italia. Significa che il voto di opinione è sfuggito alle tradizionali logiche del sistema clientelare irpino. Anzi si è rivoltato contro di esso, lo ha fatto a pezzi.

Può accadere la stessa cosa anche alle elezioni amministrative del 10 giugno? Non è affatto automatico. Alle regionali del Molise, ad esempio, le tante liste civiche collegate al candidato del centrodestra hanno avuto la meglio, determinando la sconfitta, peraltro sonora, del Movimento 5 Stelle.

Attenzione, però. Lì il Partito Democratico è sceso addirittura al 9 per cento, segno di un declino politico che non accenna a fermarsi, come del resto confermano anche gli ultimi sondaggi. La domanda ritorna: può accadere anche ad Avellino? Qui le liste a sostegno del candidato di centrosinistra sono ben sette. Ma ne erano previste dieci se non dodici addirittura. È un segnale di indisponibilità a candidarsi che in qualche misura riflette l’indisponibilità degli elettori tradizionali a votare i soliti noti del centrosinistra che, per di più, hanno offerto uno spettacolo indegno in questo ultimi anni?

Ogni risposta sarebbe un azzardo. Molto, a mio avviso, dipende anche dalla piega che prenderanno le vicende politiche nazionali. Se sarà varato, come sembra probabile, un governo Movimento 5 Stelle – Lega, l’effetto di trascinamento a favore dei grillini potrebbe esserci. Di certo c’è che – come scrive Staglianò – il teorema del gregge non è più scontato come una volta. Quanto meno, non è più possibile dimostrarlo “per assurdo”. Ed è già un gran passo in avanti.