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Buongiorno

20.02.2018 - Buongiorno Campania

Fanpage, Roberto De Luca, il gatto nero e la pantera

Buongiorno, Campania.
Mi è capitato una sola volta di esprimere un giudizio di “censura” sul servizio televisivo di una cronista definendolo “giornalismo creativo”. In effetti la giovane collega aveva fatto passare per pantera un gatto nero ripreso a distanza tra gli arbusti della campagna irpina. Grazie alla tecnologia e a un bravissimo cameraman di Telenostra, emittente che all’epoca dirigevo, scoprimmo che la giornalista aveva ceduto alla tentazione dello scoop a tutti i costi: un innocuo felino era diventato, suo malgrado, una ferocissima belva pronta al mortale agguato. Un po’ di suggestione collettiva, nessun danno a persone e a cose, e quella storia finì scherzosamente nell’archivio giornalistico dei cartoni animati.

Ho guardato e riguardato i video di Fanpage che hanno fatto esplodere il caso politico-giudiziario in cui viene chiamato in causa anche, anzi soprattutto, Roberto De Luca, figlio del Governatore della Campania e assessore al Bilancio del Comune di Salerno, dimessosi domenica con una dichiarazione pubblica durante la kermesse di presentazione dei candidati alle politiche del 4 marzo (“Non intendo fornire alibi a nessuno – ha detto – né pretesti per operazioni di aggressione politica o per qualunque azione che possa provare a infangare il mio partito, l’istituzione che rappresento e la mia famiglia. Per questo rimetto il mio mandato”.).

Ho studiato – dicevo – con molta attenzione quei video. E senza entrare nei dettagli e nei retroscena della vicenda – non avendo peraltro elementi e mezzi idonei, dei quali dispone soltanto la magistratura inquirente – confesso di aver avvertito la stessa sensazione interrogativa e dubitativa, almeno per quanto riguarda il figlio del Governatore, che ebbi con il filmato del gatto diventato pantera.

Perché, ecco l’essenza del dubbio, quando Roberto De Luca è in scena non c’è niente – né un “ruggito” né un’espressione del viso – che possa farlo assimilare ad una “pantera” affamata di tangenti e quant’altro. Piuttosto, mentre parla con l’agente “provocatore” che è lì nelle vesti d’un manager interessato ai rifiuti, egli appare forzatamente presente, annoiato, ansioso che l’incontro finisca al più presto.

Mi permetto di rilevare, al riguardo, che ho letto pressappoco la stessa sensazione di dubbio, ad esempio, nel commento di Antonio Polito, vicedirettore del Corriere Della Sera, che di certo non può essere sospettato di simpatie nei confronti della dinasty salernitana.
Scrive, infatti, Polito: “...Anche dopo aver visto il video, io non l’ho ancora capito quale sia (la verità, ndr), non ho cioè capito se De Luca abbia compiuto o anche solo intenda compiere reati, visto che ciò che dice quando è in scena non pare provarne nessuno”.).

Altri e in assenza di Roberto De Luca, infatti, nei video di Fanpage parlano di tangenti. Sicché è legittimo il dubbio del millantato credito sfociato, magari involontariamente da parte del millantatore, in una trappola ad uso politico.

A parte tutto, senza voler nulla togliere al lavoro di Fanpage, resta convintissima opinione del sottoscritto che il giornalismo, innanzitutto quello investigativo, debba essere “ricostruzione” e racconto d’un fatto realmente accaduto, non già “costruzione” ad arte d’un fatto che esiste per poterlo poi raccontare ed interpretare ad uso non proprio alto e nobile. Ma questo non è giornalismo: in una definizione bonaria è “montatura”, più brutalmente è barbarie.

Certo, c’è e pesa non poco anche un altro interrogativo legittimamente sollevato da più parti. Ed è perché mai l’assessore al Bilancio del Comune di Salerno abbia dovuto occuparsi di rifiuti, che è materia della Regione gestita dal padre Governatore. Il legale del diretto interessato ha sostenuto che il suo assistito ha uno studio di commercialista da anni impegnato in relazioni professionali con il mondo delle imprese. La qual cosa è vera e documentata. Si può discutere quanto si vuole sull’ipotesi d’un teorico conflitto d’interessi, ma da qui a poter parlare di tangenti è molto più d’un gratuito e volgare processo alle intenzioni, a maggior ragione se la macchina del fango viene azionata da un camorrista, ancorché pentito, che è stato 21 anni in galera non certo per aver rubato i cioccolatini al supermercato.

Attendiamo il lavoro dei magistrati: la verità verrà a galla e ne prenderemo atto, e la commenteremo come si conviene, schierati come sempre dalla parte della verità processuale, cioè della legge. Intanto sarebbe un doveroso atto di civiltà, prima ancora che di mieloso ed ipocrita garantismo. Lo impone il rispetto che si deve alle persone e alle istituzioni. Lo impone la coincidenza con una campagna elettorale già di per sé sufficientemente avvelenata.

Fino a prova contraria, allora, un fatto certo è che la gestione degli appalti per lo smaltimento dei rifiuti sta procedendo con un rigore ed una trasparenza esemplari: guarda caso, proprio grazie ad un Governatore di nome di De Luca, del quale si può discutere il caratteraccio, ma non l’onestà amministrativa e politica collaudata in decenni di impegno istituzionale.

Un altro fatto certo è che per la partita dei rifiuti, in modo particolare, il Governatore ha “preteso” e ottenuto un occhio particolare dell’Anticorruzione. Come certo è il fatto che dopo anni di vergogne in questo settore la Regione ha avviato un’opera di rimozione delle ecoballe e di bonifica che restituirà alla Campania la dignità perduta a causa di gestioni del passato non proprio oculate e di ingerenze camorristiche diventate letteratura criminale del territorio regionale.

Questi sono i fatti su cui bisognerebbe ragionare, non solo per allontanare le “pantere”, ma anche per smetterla con questa storia dei “gatti neri” che portano sfortuna.