04.01.2018 - Buongiorno Campania
Buongiorno, Campania.
Secondo il segretario campano della Cgil, Giuseppe Spadaro, nel 2018 circa 200mila lavoratori delle aziende localizzate nel Mezzogiorno d’Italia potrebbero restare senza ammortizzatori sociali. Di questo numero drammatico una frazione di ben 60mila unità riguarderebbe la Campania. L’ affermazione del sindacalista non esce dal cilindro. E’ sostenuta da un dossier che passa ai raggi X il sistema produttivo del Sud, ne individua le attuali criticità azienda per azienda, vertenza per vertenza fino a comporre il dato previsionale testé rassegnato.
É difficile contestare l’analisi della Cgil. Insomma c’è di che allarmarsi. L’Istat riconosce alla Campania una ottima performance relativamente al 2017, certificando un incremento del Pil del 3,2% ed un 3,4% di aumento dell’occupazione. Sono dati che non si possono considerare contraddittori rispetto a quanto afferma la Cgil. Non solo perché sono riferiti a un periodo diverso, quant’anche e soprattutto perché la stima del sindacato è basata su situazioni di crisi che potrebbero venire a maturazione entro quest’anno.
Soltanto a chiusura del 2018 si potrà capire come effettivamente saranno andate le cose, anche perché nel frattempo sono possibili interventi correttivi o di risanamento delle aziende in crisi, per cui i calcoli andranno necessariamente rifatti nel contesto reale.
Tuttavia sarebbe un gravissimo errore sottovalutare l’allarme della Cgil. Sta per iniziare una campagna elettorale di lacrime e sangue. Mai come in questa circostanza le diverse parti in campo si scontreranno senza risparmi di colpi. Fortissima sarà la tentazione di "manipolare" la realtà, specialmente in materia di lavoro e di economia, a seconda non tanto dei punti di vista di ciascuno quanto delle convenienze elettorali.
Ciò sortirà l’unico effetto di disorientare ancor di più gli elettori, alimentando sfiducia nella politica e astensione delle urne. Sarebbe utile a tutti, invece, il racconto della verità. Perché soltanto dalla verità circa lo stato del nostro mondo produttivo potranno nascere ricette di crescita funzionali alla creazione di nuovi e stabili posti di lavoro. É questa la priorità. Per come siamo messi, degli scontri ideologici e demagogici possiamo e dovemmo volentieri fare a meno.