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Buongiorno

20.11.2018 - Buongiorno Campania

Perché la Lega di Salvini sta conquistando il Sud

In molti si chiedono, sorpresi, come sia possibile che nel Mezzogiorno d’Italia – secondo l’ultimo sondaggio Swg – la Lega di Matteo Salvini venga oggi stimata al 20,4 per cento, con tendenza a salire ulteriormente, e con una un’area di raccolta del consenso che non si limita a quella (scontata) di Forza Italia ma si allarga all’elettorato tradizionale Pd e perfino al bacino del M5S emerso il "4 marzo".

La risposta, a mio modesto avviso, è molto più semplice di quanto si possa immaginare, ed è sintetizzabile nella capacità di Salvini di intercettare gli umori delle comunità e nel pragmatismo delle risposte politiche che egli propone, per di più con linguaggio chiaro e determinato. In altri termini, la risposta è nello spessore politico del leader. Poi si può discutere all’infinito, anche con abbondante dose di spocchia, di populismo e demagogia e di quant’altro su cui si esercita una certa cultura "sinistra" dura a morire: intanto resta il dato che il leader della Lega convince un terzo degli italiani.

Abbiamo due piaghe storiche del Mezzogiorno d’Italia sulle quali Salvini è intervenuto nelle ultime settimane, e ancora in queste ore, che forniscono la rappresentazione plastica del diverso approccio politico ai problemi da parte del leader leghista.

Il primo è la criminalità organizzata: Mafia, Camorra, ’Ndrangheta, Sacra Corona Unita. Ovunque sia andato, nelle vesti di ministro dell’Interno – rispettivamente in Sicilia, in Campania, in Calabria e in Puglia – Salvini ha usato il linguaggio che andava usato nei confronti delle organizzazioni mafiose: niente giri di parole e niente indulgenze alla prudenza retorica, ma il vocabolario della sfida aperta, e soprattutto l’impegno del potenziamento dei presidi di sicurezza in quelle aree.

Perché non dirlo? Abbiamo avuto non pochi ministri dell’Interno meridionali negli ultimi trent’anni: bisognava attendere un politico del Nord per sentire le cose dette da Salvini? La presenza dello Stato nei territori ad alto rischio mafioso si testimonia anche con la forza psicologica delle parole. Quelle pronunciate dal ministro leghista sono arrivate nelle case della gente comune, diventate oggetto di discussione in famiglia: insomma, hanno lasciato il segno. E questo è un fatto.

L’altra piaga, della Campania soprattutto, è rappresentata dalla questione rifiuti. Possiamo girarci intorno quanto vogliamo: la verità è che, nonostante gli sforzi immani del governo De Luca, il problema continua ad essere presente e concreta è la possibilità che si acutizzi fino al rischio d’una nuova emergenza. La chiave di volta per la sua soluzione era ed è un secondo termovalorizzatore.

Ancora in questa circostanza, Salvini ha detto la sua con estrema chiarezza arrivando a sfidare "in casa" l’altro vice Premier e firmatario del "contratto di governo", Luigi Di Maio, da sempre contrario (assieme all’intero esercito 5 Stelle) agli inceneritori, ancorché le moderne tecnologie ne fanno addirittura i fiori all’occhiello di capitali europee dell’importanza di Vienna e Copenaghen.

Ma a parte Di Maio e lo stesso Governatore De Luca, anch’egli fermamente (e stranamente) ostile al termovalorizzatore, Salvini non ha avuto remore nello schierarsi contro la facile demagogia (quando poi si parla di "populisti"!) di quanti continuano a collegare – senza alcun sostegno scientifico – la diffusione delle patologie tumorali agli impianti di smaltimento dei rifiuti. E questo è un altro fatto.

C’è di più. Il capo della Lega è riuscito a sfondare elettoralmente nel Mezzogiorno d’Italia senza nemmeno essersi dovuto sforzare con impegni di politiche generali per il Sud. É un argomento sul quale dovrebbero riflettere soprattutto i politici meridionali, se vogliono tentare di comprendere perché la Lega avanza anche a queste latitudini mentre il centrosinistra e perfino i 5 Stelle arretrano. Invece, almeno da parte dei piddì che imperterriti seguono il Verbo di Matteo Renzi nonostante sia già stato smentito nelle urne e nel cuore della gente, si continua a sostenere che la colpa è degli elettori.

Vi meravigliereste se pian pianino dall’attuale 20,4 per cento i consensi della Lega al Sud si allineassero ai 33 punti percentuali della media nazionale? Io no.