menu

Buongiorno

26.05.2018 - Buongiorno Irpinia

Riflessioni sulla “povertà”. Grazie a un convegno della Cisl Pensionati

Diciamocelo in tutta franchezza: la “povertà” è tra i temi che cerchiamo di rimuovere dalla nostra vita quotidiana. Siamo sinceramente dispiaciuti quando ci capita di osservarla, la povertà, nelle sue forme più drammatiche. La tv e i social ci offrono le sue immagini plastiche in ogni angolo del mondo. E noi siamo capaci di commuoverci ancora, perfino con la lacrimuccia.

Ma subito dopo tutto scorre. C’è un processo inconscio che scatta in automatico: abbiamo la necessità, quasi vitale, di oscurarle subito quelle immagini. Noi le esorcizziamo sforzandoci di pensare ad altro. Proprio come accade, a chi accade, quando si va in crisi vagale: o superi quell’attimo “spostando” il cervello altrove, oppure subentra il panico e non riesci più a controllarti, somatizzi, ti fai danni.

Il fatto è che a furia di rimuovere, ancora a causa di quel meccanismo inconscio, ci stiamo abituando a non ritenere che la povertà sia un problema decisamente prioritario. La stiamo confinando, insomma, tra le cose che possono attendere.
Eppure sappiamo che di povertà non soltanto si vive malissimo, ma si muore. E allora l’interrogativo che dovremmo porre alla nostra coscienza è il seguente: può non essere una priorità il problema della morte per povertà?

Perdonate lo sproloquio, ma sono rimasto molto positivamente impressionato, ieri mattina, leggendo tra le cronache irpine il resoconto del convegno sulle povertà organizzato dalla Federazione Nazionale Pensionati Cisl. Il segretario provinciale Carlo Colarusso, in particolare, ha saputo cogliere con parole semplici ma incisive la drammatica portata del problema, che è globale ma che noi possiamo osservare “ad occhio nudo” nei nostri paesi e noi nostri quartieri, diciamo pure sull’uscio della porta accanto.

Può apparire irrilevante, ma il fatto che se ne parli, con cognizione di causa e soprattutto senza retorica, è cosa straordinariamente importante ed utile. Perché contribuisce, in qualche misura, a frenare i nostri meccanismi di rimozione: ultima possibilità, al di là delle lacrimucce tanto sincere quanto passeggere, per dare un aiuto concreto a chi soffre di povertà.