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La Siringa

di Mila Martinetti

13.04.2025

Xi Jinping, i dazi di Trump e... Confucio

A seconda di cosa ha mangiato e bevuto la sera, di quanto e come ha dormito, dei sogni che ha fatto: da queste condizioni dipende l’umore di Donald Trump la mattina quando si sveglia. La prima colazione, probabilmente, aggiunge il resto.
L’altro giorno deve essere stato un risveglio fortemente orientato da troppo zucchero e dall’incubo cinese. Perché - dopo aver alzato i dazi conto il Dragone nondimeno al 145%, e dopo la risposta di Pechino con un 125% tondo a danno degli States, il presidente Usa ha avviato la sua imprevedibile giornata con la coda tra le gambe. La sua prima dichiarazione, forse dettata dal “microbiota” provvisoriamente più ragionevole, è stata infatti la seguente: “Sono sempre andato d’accordo con Xi. È un mio amico, mi piace e lo rispetto. Penso che verrà fuori qualcosa di positivo”.
Capito? Dopo la marcia indietro del congelamento dei dazi contro l’Europa, altra inversione ad U, stavolta nei confronti della Cina, dello stramiliardario americano che ha innescato la miccia d’una pericolosissima Guerra Commerciale Mondiale.
Ci si chiede cosa farà ora Xi Jinping, che tuttavia già ieri ha collocato ironicamente Trump tra le tigri di carta. Non è da escludere, mostrando ancora pazienza, che gli farà recapitare uno tra i più incisivi aforismi di Confucio. Il seguente.
“Quando si è parlato molto, si è detto sempre qualche cosa che sarebbe stato meglio tacere”.
C’è da sperare che il Presidente Usa non si rivolga al suo vice, J.D. Vance, per averne l’interpretazione autentica. Parlerebbero troppo tutt’e due.